Clemenza di Tito

di W.A. Mozart

2010

Teatro San Carlo Napoli


regia: Luca Ronconi
direzione: Jeffrey Tate
scene: Margherita Palli
costumi: Emanuel Ungaro
luci: A. J. Weissbard
 foto: Luciano Romano


INTERVISTE E DICHIARAZIONI DI LUCA RONCONI Si tratta di uno spettacolo concentrato e non di grandi apparati spettacolari, in cui gli stessi costumi firmati da Emanuel Ungaro non hanno niente di eccessivamente pomposo: ci sono i momenti cerimoniali e ci sono le sfilate, ma sono elementi estremamente ridotti, e non predominanti rispetto a quello che già in origine era l’intento dell’ opera, ossia l’augurio a un sovrano di poter esercitare il suo ruolo secondo i canoni e i criteri di una monarchia illuminata. Questo è mantenuto, ma la scenografia, i costumi, la condotta registica dello spettacolo tendono a privilegiare quelli che sono i rapporti intersoggettivi piuttosto che quelli pubblici o politici. È un dramma ‘cortigiano’ che ci piace vedere dall’interno e non dall’esterno, mostrando una corte guardata da chi la abita e non dal popolo che vuole vedere la rappresentazione della maestà. Indubbiamente il proposito del protagonista, Tito, di identificarsi o rappresentarsi come un monarca clemente ha anche una connotazione politica, ma credo che sarebbe sbagliato vedere l’organizzazione della congiura e le ragioni per cui la essa viene ideata soltanto come pretesto per far esercitare la clemenza all’imperatore: mi sembrano essere di maggiore interesse e spessore le ragioni che portano gli altri personaggi a immaginare la cospirazione. La passione amorosa, l’ambizione e lo spirito di vendetta s’intrecciano in modo molto interessante, e quindi è piuttosto su questo che ho cercato di concentrare lo spettacolo.
Luca Ronconi (da un’intervista a cura di Giulio Baffi, La Repubblica - 20 gennaio 2010) 

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