IFIGENIA, LIBERATA

Piccolo Teatro Strehler, Milano
 

drammaturgia: Angela Dematté
regia: Carmelo Rifici
scena: Margherita Palli,
costumi: Margherita Baldoni
musiche: Zeno Gabaglio,
luci: JeanLuc Chanonnat


produzione: LuganoInscena, Lac, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa


"Da Cechov agli Atridi.
Dopo aver affrontato con originalità, nella stagione scorsa, le ossessioni di Treplev e Nina nel Gabbiano, Carmelo Rifici sceglie un affondo nel mito come seconda produzione che nasce dalla collaborazione fra il LAC di Lugano (in cui Rifici è direttore artistico della sezione teatro) e il Piccolo (del quale dirige la Scuola di teatro).
Ifigenia è solo l’inizio dell’indagine che Rifici propone allo spettatore, chiamando Eraclito, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, René Girard, Antico e Nuovo Testamento a fornire storie e riflessioni sulla vera protagonista del lavoro: la violenza dell’uomo come realtà inestirpabile e mistero senza fine.
Con questo lavoro, prosegue la fertile e felice collaborazione tra Rifici e Angela Demattè, drammaturga di grande profondità, con la quale il regista ha realizzato gli spettacoli Avevo un bel pallone rosso, indagine sulla figura di Margherita Cagol, fondatrice delle Brigate Rosse, Officina e Chi resta, sull'elaborazione del lutto per i parenti di vittime di mafia e stragi.

«Una sala prove, attori e pubblico insieme – spiega Carmelo Rifici –.Un regista e un drammaturgo provano ancora a indagare il Mito degli Atridi, il sacrificio di Ifigenia.
Formulano domande intorno all’annosa questione: dove nasce la violenza?
come si ferma la violenza? il mondo cesserà mai di essere violento?
che cos’è la violenza?
Schiacciata dal volere paterno, contagiata dalla follia del popolo, Ifigenia sembra non poter uscire da un destino senza speranza in cui solo il sangue di un innocente può placare la violenza della folla. Non solo gli Atridi, ma tutto l’occidente ne porteranno il fardello.
Le parole di Atena che chiudono l’Orestea, il suo delegare agli uomini la responsabilità attraverso leggi condivise, non hanno ancora portato a una soluzione. Eppure c’è una parola che potrebbe fermare l’ingranaggio infernale, una parola capace di smascherare l’inganno, ma è troppo scomoda da pronunciare, troppo pericolosa per l’antico desiderio dell’uomo di sopraffare, di desiderare continuamente la roba dell’altro»." - www.piccoloteatro.org


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